Se siete appassionati di ambientazione fantasy, di castelli e cavalieri, di mitologia celtica e di magia, certamente non avrete potuto fare a meno della serie BBC Merlin. Sì, stiamo parlando delle avventure del mago più famoso di tutti, di re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda.
Il cosiddetto “ciclo bretone”, frutto delle leggende legate al re di Camelot, è considerato probabilmente la saga più nota mai esistita, definibile come uno dei più grandi precursori del genere fantasy. Ma è solo questo il motivo per cui le cinque stagioni di questa trasposizione televisiva hanno catturato nel tempo una moltitudine ancora in crescita di fan?
Distribuita nel 2008 dalla FremantleMedia Enterprises in più di 52 stazioni televisive e in oltre di 180 paesi, la prima stagione di Merlin ebbe subito un notevole successo, merito soprattutto della tematica fantastica, nonché della bravura e professionalità degli attori, ma è soprattutto il coinvolgimento che lo spettatore ha nel processo di maturazione dei protagonisti e dei loro aiutanti a rendere la serie vicina al cuore di chi guarda: insieme a loro si gioisce e si soffre, ci si rispecchia e al contempo si impara, perché – ammettiamolo – probabilmente avremmo anche noi fatto gli stessi errori di Merlino, un giovane incapace di uccidere e di odiare.
A dividere il pubblico il finale, peccante di “eccessivo realismo”.
Diamo allora uno sguardo sulla storia.
Trama
Uther Pendragon, re dell’invalicabile Camelot, ha bandito la magia in tutto il regno. In seguito alla “Grande Epurazione”, che ha visto condannati tutti coloro i quali praticassero magia, ogni riferimento alla stregoneria è da considerarsi materia proibita, appartenente a un passato corrotto e immorale. Nonostante qualcuno sia riuscito a mettersi in salvo, moltissimi vengono giustiziati.
La nostra avventura inizia quando un giorno Merlino, un giovane all’apparenza imbranato e testardo, bussa alla porta dell’anziano Gaius, il medico di corte nonché caro amico della madre, a cui viene raccomandata la tutela del figlio, nella speranza che possa trovare la propria vocazione.
Sin da subito Merlino manifesta liberamente le proprie doti magiche, seriamente rimproverate dal tutore (nonché ex mago). Il ragazzo però è inesperto nel controllare la propria indole e per questo motivo spera di poter essere aiutato da Gaius. Immediatamente, fa anche la conoscenza del principe Artù, figlio di Uther, che si mostra supponente e provocatorio nei suoi confronti: Merlino, non sapendo chi avesse di fronte – e anche se lo avesse saputo, probabilmente lo avrebbe fatto ugualmente -, richiama il giovane Pendragon su un suo atteggiamento poco corretto e per questo motivo, dopo una zuffa, viene fatto mettere alla gogna. Un fatto sospetto, legato alla stregoneria, rischia però di essere fatale per il futuro re di Camelot; il giovane mago, nonostante ciò che ha subito, decide d’impulso di salvare la vita del principe e ci riesce, abbattendo la minaccia e aggiudicandosi così il titolo di servo personale di Artù.
Da questo momento in poi si assisterà a una serie di esilaranti avventure che favoriranno l’instaurazione di una speciale bromance tra i due ragazzi, ma Merlino dovrà reprimere il suo magico segreto per accompagnare il giovane principe verso il suo destino. Molti nemici nel loro cammino, ma li affronteranno insieme, sostenendosi l’un l’altro.
Personaggi e tematiche
Altro personaggio centrale della serie è Kilgharrah, un enorme drago rinchiuso da Uther nelle profondità del castello: sarà egli a guidare Merlino sulla strada della consapevolezza. Una figura, essa, senza dubbio molto ambigua, poiché lascia a Merlino la libertà di commettere i propri errori, nonostante lo faccia per aiutarlo a crescere. Da subito, non ha esitato a mettere espressamente in guardia Merlino di come certe sue azioni e decisioni avrebbero avuto serie ripercussioni sugli eventi futuri. Il legame tra i due diviene poi indissolubile, non tanto nel momento in cui Merlino diventa Signore dei Draghi, portando così Kilgharrah a inchinarsi al suo potere, bensì quando il mago decide di risparmiargli la vita dopo averlo liberato: l’odio del drago nei confronti di Uther dà sfogo ad un violento attacco a Camelot e ai suoi principi “anti-magia”, ma quell’atto di misericordia scioglie tutto l’odio che il drago serbava dentro e tra i due nascerà una reale amicizia.
Come in ogni storia che si rispetti, non mancano di certo gli aiutanti. In molti ripongono fiducia nel nascente regno di Artù, che sarà contrastante con l’eccessivo conservatorismo del padre, arrivando persino a sacrificare la propria vita. Tra di loro ricordiamo, insieme a Merlino e Gaius, anche quelli che diverranno i Cavalieri della Tavola Rotonda e Ginevra che, prima di sedere al fianco di Artù sul trono di Camelot, è una serva, dama di compagnia e migliore amica di Morgana, altra figlia di Uther.
Chi non conosce la storia d’amore illecita tra Ginevra e Sir Lancillotto?! Nella versione data da questa serie e rimanendo ancorati sulla serie britannica, in realtà l’unico amore di Ginevra è sempre stato Artù ma, poiché ella essendo una serva non avrebbe mai pensato di poter sedere al fianco del futuro re di Camelot, cerca di riflettere in Lancillotto quell’amore che non pensava avrebbe mai ricevuto dal principe. Lancillotto è aitante e gentile, la fa sentire sentire speciale e adeguata: nasce così un triangolo più ingarbugliato di quello che apparentemente possa sembrare! Artù è l’amore della vita, nato sin da quando i due erano ragazzini; Lancillotto è una tempesta improvvisa, una passione passeggera, ma decisamente intensa. Se a primo impatto sia naturale pensare che da parte di Ginevra l’amore per il nobile cavaliere fosse più autentico di quello riposto nel principe di Camelot, i grandi passi che Artù fa per Ginevra risvegliano una nuova consapevolezza.
L’ultima sfida di colui che finalmente è divenuto Re di Camelot sarà quella di sconfiggere la sorellastra Morgana, passata nel corso della storia alla parte oscura: sarà lei ad architettare la morte di Uther. La disfatta della malvagia Pendragon avverrà per mano di Merlino, che la trapassa con Excalibur, l’unica arma in grado di uccidere una sacerdotessa come lei.
Il finale che ha diviso il pubblico
Sono le ultime due puntate dell’intera serie (intitolate entrambe “Il diamante del giorno”) a riportare la storia sul filone della materia di Bretagna e a vedere concretizzarsi il già annunciato destino di Re Artù, morto per mano di Mordred (druido ed ex cavaliere di Camelot): quest’ultimo si schiera dal lato di Morgana a seguito di un torto ricevuto da Artù.
Durante la famosa battaglia di Camlann, verrà segnata la fine di Artù, ferito da una spada che proprio come Excalibur era stata forgiata col fuoco di un drago. La fine della guerra sarà conquistata grazie all’intervento di un potentissimo anziano stregone chiamato Emrys, che in realtà è il vero nome di Merlino: sarà proprio quest’ultimo, in anonimato, a sprigionare tutto il suo potere e a dimostrare come la magia possa essere usata anche a fin di bene.
Inutile il tentativo di Merlino di salvare l’amico, portandolo fino alla leggendaria Isola di Avalon, storicamente conosciuta come sede dell’Aldilà. Gli ultimi momenti insieme ad Artù sono senza alcun dubbio quelli più intensi e significativi: con le lacrime agli occhi il giovane mago rivela il suo segreto all’amico, il quale in un primo momento stenta a crederci, ma poi si fa serio e non proferisce parola poiché la verità l’aveva sotto il naso, ma non se ne era mai accorto. Il legame tra loro, proprio in quegli istanti, raggiunge livelli altissimi e addirittura mistici, specialmente quando il re chiede a Merlino la ragione che lo ha spinto a non aprirsi tempo prima. Messo da parte il proprio orgoglio, Artù lo accetta e gli manifesta riconoscenza per tutto ciò che ha fatto per Camelot e per sé.
Morgana, scoperta la posizione dei due, li raggiunge per finire il fratellastro una volta per tutte, ma dopo che essa verrà uccisa, Artù si rasserena e ringrazia l’amico per aver portato la pace. Quando il re è già morto, il mago non si rassegna a separarsi dal quel corpo ormai esanime, rammaricato nei confronti di quel tragico destino: sarà il grande drago a tranquillizzarlo, perché «quando Albione ne avrà bisogno, egli risorgerà». Così, dopo averlo deposto in una barca e mandato al largo verso la sacra isola, Merlino affida alle acque la leggendaria Exacalibur, afferrata dalla dama del lago Freya, il primo amore di Merlino e che nella leggenda, in realtà porta il nome di Nimue.
In chiusura, due scene lasciano lo spettatore tristemente commosso e allo stesso tempo deluso poiché sperante in un lieto fine: vedere la regina Ginevra prendere il posto di unico regnante di Camelot, senza accanto il suo grande amore, e il salto temporale all’epoca contemporanea dove si scorge un ormai vecchio e immortale Merlino vagare presso le sponde di una moderna Avalon, in attesa del ritorno promesso del suo re.
Un period-drama fantasy riadattato in chiave moderna
La trasposizione del ciclo bretone e la licenza poetica degli autori nello stravolgimento di determinati canoni sono stati accolti abbastanza positivamente dalla critica e dagli appassionati della materia di Bretagna.
L’epoca in cui sono inserite le vicende dello show è quella di un Rinascimento improntato nel Basso Medioevo, rielaborato in chiave romanzata. Vale come esempio la scelta di disegnare Ginevra come una serva, quando nei racconti di folklore era la figlia di re Leodegrance, dotata di straordinaria bellezza. Persino le parentele e il ruolo di determinati personaggi del ciclo arturiano subiscono un radicale riadattamento.
A livello estetico, i personaggi regalano allo spettatore un senso di familiarità, dovuto anche al loro look, che fa da ponte tra il periodo storico della serie e i giorni nostri. Se volessimo vederla in chiave di stili musicali, nella Gothic Morgana potremmo rivedere Amy Lee degli Evanescence; oppure in Morgause una punk Avril Lavigne, in Merlino un giovane Emo, in Galvano – il più simpatico dei cavalieri di Camelot e incarnazione della Forza – un vero e proprio Grunge Man. A sottolineare questo anacronismo rispetto all’epoca in cui la leggenda colloca l’esistenza di Re Artù, ovvero fra il V e il VI sec. d.C., i bellissimi abiti di Lady Morgana, gli interni del castello, i riferimenti a pratiche come tornei e giostre. A non stravolgere completamente la storia il crudo finale.
Nessuna forma di magia è ammessa
Altro aspetto chiave di tutta la serie è la magia che come abbiamo visto, non sarà mai libera di circolare nel regno di Camelot, neppure se utilizzata a fin di bene.
Merlino – che scoprirà col tempo il significato del suo destino, ovvero di proteggere Artù – è in realtà la faccia della stessa medaglia del giovane Pendragon; è tutto ciò a dare più profondità al legame di rispetto, amicizia e devozione che vi è tra i due, talmente forte da essere scambiato per amore.
Nonostante il protagonista mago debba reprimere la propria natura, ciò non vieta lui di utilizzare la magia ove necessario, anche se il timore di essere scoperto è sempre dietro l’angolo. Vi è un sentimento più grande che però lo perseguita: la paura del rifiuto di Artù al saperlo dotato di poteri soprannaturali. Un aspetto, quest’ultimo, che riassume il legame tra i due e che culminerà con l’evento finale inevitabilmente tragico e intenso.
Un altro personaggio chiave, incisivo nell’evoluzione degli eventi che porteranno al compimento del destino dell’ultimo re di Camelot, è senz’altro Morgana Pendragon. Le sue azioni, soggiogate da una lunga e taciturna repressione, la porteranno col passare del tempo a fare scelte sbagliate e irreversibili. L’evento scatenante che porta la bella e dannata Morgana a voler affermare il suo posto sul trono di Camelot è legato alla scoperta della sua nascita: sarà la sorellastra Morgause a guidarla nella via della comprensione e poi della perdizione, insegnandole la magia nera. Da sottolineare che Morgana cattiva non vi nasce: a renderla tale non solo l’influenza sbagliata della sorella, ma le bugie del padre che non l’hanno fatta sentire mai davvero accettata e capita; il vedere condannate e giustiziate tutte quelle persone innocenti, colpevoli di essere nate diverse.
La chiave del successo di Merlin
Questo adattamento delle gesta di Re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda è un avvincente teen-drama, adatto sia a un pubblico più adulto che a uno estremamente giovane, con episodi che spaziano da eccessiva leggerezza a drammatica intensità.
Indubbio che la principale chiave di successo della serie risiede in un intimo incontro tra spettatore e personaggio: facile, durante la narrazione, identificarsi con almeno uno di essi.
Le avventure arturiane vengono narrate in una sfumatura più moderna, mostrando personaggi classici come Merlino, Artù, Ginevra e altri nel periodo della propria gioventù, alle prese con le incertezze e con le inquietudini adolescenziali, affacciati in un mondo che li sta preparando a diventare adulti. Tale scelta va a favore di un linguaggio adeguatamente composto, alla portata di tutti.
L’identificazione di un Cosplayer nei confronti di un personaggio della serie britannica è dovuta ai valori che esso rappresenta: basta guardare gli aitanti cavalieri di Camelot per capire che sceglierli come modello non sia un fatto di aspetto fisico, ma piuttosto legato alla intensa e genuina personalità che ha ciascuno, nonché differente attitudine. Tutti sono uniti da un profondo sentimento di lealtà – come una vera e propria “squadra di calcio” -, speranza, giustizia e rettitudine, ma sono gli gli sbagli e gli errori di calcolo a rendere Merlin vicino al cuore degli spettatori.
Lady Morgana e la Regina Ginevra
Cosplayer: Eleonora L.B. e Karin Occhetti
Fotografo: Giuseppe FerreriSir Galvano, cavaliere di Camelot
Cosplayer: @gwaine.galvano
E voi in chi vi rispecchiate? Siete d’accordo con la nostra analisi?
È senza dubbio rilevante come l’approdo della serie all’interno della piattaforma Netflix abbia permesso, a quanti non la conoscessero ancora, di fare ingresso a Camelot con la stessa ingenuità e inesperienza del protagonista nel primo episodio. Sono passati quasi nove anni dalla l’ultima puntata andata in onda sul canale BBC One, eppure in molti non si rassegnano a lasciarsi alle spalle la serie. L’affetto nutrito verso i suoi personaggi, diventati una famiglia a tutti gli effetti, ha spinto tantissimi appassionati a mantenere viva la speranza e a schierarsi sempre dal lato del bene, anche quando le carte sono state già scritte. L’universo Merlin è un concentrato di varietà e divertimento, di saggezza, ma anche di commozione e profonda tristezza.
Descrizione perfetta: apprezzo particolarmente il linguaggio e la conoscenza approfondita della serie.
Merlin mi è entrata nel cuore quasi 7 anni fa e avrá per sempre il suo posto nel trono.